In questo articolo mi propongo di esporre i termini di una diatriba che seguo da anni, da quando cioè ho cominciato ad occuparmi dei problemi relativi al mondo celiaco.
Il grano Creso e le possibili sue implicazioni sull'aumento delle diagnosi di Celiachia.
Molti sono gli interventi sia a favore che contro il grano Creso, tanto da spingermi a strutturare l'articolo come il rescoconto di un processo. Un processo ancora aperto poichè tuttora attuali sono i dubbi e le perplessità relative a questo problema.
I Fatti:
Come molti sapranno la celiachia in Italia non è più classificata come una malattia rara.
Nel Luglio del 2007 infatti è passata nella lista delle malattie croniche, avendo superato di gran lunga la percentuale stabilita di malati rispetto al totale della popolazione, condizione che una malattia rara dovrebbe avere [1].
Una malattia infatti per essere rara deve colpire una persona ogni (minimo) 2000 abitanti [2], ma ad oggi i dati a disposizione (AIC) ci dicono che c'è un celiaco ogni 100/150 persone[3].
Da qui nascono le teorie sulle possibili cause di questo aumento.
Una di queste teorie riguarda una varietà di grano, il grano Creso.
Le preoccupazioni riguardanti il grano Creso derivano dal fatto che non nasce da una selezione naturale, operata magari da qualche ingegnoso e volenteroso agricoltore o agronomo, ma ha origine addirittura nei laboratori dell'ENEA.
Questo cereale infatti è un ibrido ottenuto incrociando la varietà messicana del grano chiamata Cymmit e il mutante del grano varietà Cappelli Cp B144 (il Cappelli è un tipo grano che ha origine in Puglia).
Le diffidenze sono ovviamente relative al mutante del Cappelli, poichè ottenuto sottoponendo questa varietà ad un potente trattamento di irradiazione con raggi gamma che, modificandone la struttura genetica, hanno permesso di ottenere una spiga più bassa che poteva resistere meglio alle intemperie.
Il Cappelli Cp B144 sarebbe quindi un OGM (Organismo Geneticamente Modificato) anche se non transgenico (non contiene geni di organismi diversi).
Il grano Creso e le possibili sue implicazioni sull'aumento delle diagnosi di Celiachia.
Molti sono gli interventi sia a favore che contro il grano Creso, tanto da spingermi a strutturare l'articolo come il rescoconto di un processo. Un processo ancora aperto poichè tuttora attuali sono i dubbi e le perplessità relative a questo problema.
I Fatti:
Come molti sapranno la celiachia in Italia non è più classificata come una malattia rara.
Nel Luglio del 2007 infatti è passata nella lista delle malattie croniche, avendo superato di gran lunga la percentuale stabilita di malati rispetto al totale della popolazione, condizione che una malattia rara dovrebbe avere [1].
Una malattia infatti per essere rara deve colpire una persona ogni (minimo) 2000 abitanti [2], ma ad oggi i dati a disposizione (AIC) ci dicono che c'è un celiaco ogni 100/150 persone[3].
Da qui nascono le teorie sulle possibili cause di questo aumento.
Una di queste teorie riguarda una varietà di grano, il grano Creso.
Le preoccupazioni riguardanti il grano Creso derivano dal fatto che non nasce da una selezione naturale, operata magari da qualche ingegnoso e volenteroso agricoltore o agronomo, ma ha origine addirittura nei laboratori dell'ENEA.
Questo cereale infatti è un ibrido ottenuto incrociando la varietà messicana del grano chiamata Cymmit e il mutante del grano varietà Cappelli Cp B144 (il Cappelli è un tipo grano che ha origine in Puglia).
Le diffidenze sono ovviamente relative al mutante del Cappelli, poichè ottenuto sottoponendo questa varietà ad un potente trattamento di irradiazione con raggi gamma che, modificandone la struttura genetica, hanno permesso di ottenere una spiga più bassa che poteva resistere meglio alle intemperie.
Il Cappelli Cp B144 sarebbe quindi un OGM (Organismo Geneticamente Modificato) anche se non transgenico (non contiene geni di organismi diversi).
- L'accusa -
- La difesa -
Grazie per l'articolo, interessante.
RispondiEliminaSolo una domanda (da aggiungere alle numerose altre riportate): i dati si riferiscono al grano prodotto in Italia, ma noi importiamo ormai da anni circa il 20% del grano duro -e anche parte del grano tenero- che usiamo.
Si tratta sempre del "creso" o di altre varietà? Questo eventuale dato come si concilia con l'aumento (reale o apparente) delle diagnosi di celiachia?
Cordiali saluti
Diana (Milano)
La Sua osservazione è molto pertinente.
RispondiEliminaStiamo infatti ricercando informazioni per capire da dove importiamo il grano e quale qualità viene importata.
Stiamo inoltre considerando anche una fascia di prodotti semilavorati importati.
Questo argomento sarà quindi oggetto di un nuovo post.
Grazie per il commento.